A scuola
si impara a stare fermi. Questa, purtroppo, è l’esperienza di molti. Lo
stiracchiamento, il muoversi verso il compagno, l’alzarsi ‘troppo’ sono,
spesso, visti come sospetti. Al pari degli errori, sono colti come problemi: l’insegnante
rischia di perdere il controllo.
In una
prospettiva più ampia, riconosciamo come nella cultura occidentale la corporeità non abbia goduto di una buona
reputazione per secoli. Della tradizione antica, che pur attribuiva una certa
importanza all’esercizio fisico, sono stati tramandati quei passaggi che, al
contrario, assegnavano uno scarso valore al corpo, e una parte del
cristianesimo di ciò ha fatto ampia eco. Pure la scienza moderna, nel suo primo
affermarsi, prese le distanze dal corpo, visto come il regno
dell’inaffidabilità: per Cartesio la verità è costituita da idee chiare e
distinte che si presentano al pensiero (penso dunque sono), il quale, come tale, si scopre dimensione
irriducibilmente altra dal corpo.
Convinzioni
scritte nella nostra storia possono spiegare allora, come dice Mario
Rinvolucri, il fatto che “gli insegnanti”, ancora oggi, “si dimenticano che gli
studenti hanno un corpo”.
In
realtà, segnali di una rivalutazione in ambito pedagogico ci sono: il concetto
di “intelligenza cinestestica” si è andato diffondendo tra le aule; la medicina
informa che le attività fisiche sono imprescindibili per
il benessere della persona; sappiamo che il fatto di muoversi contribuisce al buon funzionamento dei
processi cognitivi. Come insegnanti di lingua, poi, ci è ovvio che, nell’atto
di apprendere una lingua, gli studenti sono esposti a un intreccio semiotico, all’interno del quale la componente non verbalesvolge un ruolo imprescindibile
(suggeriamo, a tal proposito, la lettura del bel testo di Allan e Barbara
Pease, Perché
mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi?, BUR, 2005).
È in
quest’ottica positiva che è stato concepito il numero 26 di officina.it. Chi legge potrà trovare confermate
intuizioni che andava maturando o imbattersi in piacevoli scoperte circa il ruolo che il corpo
svolge nell’apprendimento in genere, e della lingua in particolare.
Auguriamo
una lettura ‘dinamica’.
Nell’articolo Arcangela Mastromarco condivide le
caratteristiche principali del TPR, Total Physical Response.
Andrea
Marini, nell’intervista, mette in luce il valore centrale che il corpo assume durante
l’apprendimento della lingua materna.
Nella
sezione didattica condividiamo un’attività brillante, tratta dal volume MoviMente, curato da Christopher Humphris e
pubblicato da ALMA Edizioni: la staffetta analitica. L’attività è volta a indurre gli allievi
a operare l’analisi di un testo in maniera cooperativa e dinamica.
Nella
sezione extra, infine, Paolo Torresan stila una serie di osservazioni tese a fare il
punto sul perché non si possa prescindere dal corpo quando si parla di
apprendimento.
I
contenuti di questo numero di officina.it sono a cura di Paolo Torresan.
Redazione
e coordinamento: Euridice Orlandino.
Tomado de: https://www.almaedizioni.it/it/officina/2016/officina-26/