lunes, 1 de octubre de 2018

IL MOVIMENTO


A scuola si impara a stare fermi. Questa, purtroppo, è l’esperienza di molti. Lo stiracchiamento, il muoversi verso il compagno, l’alzarsi ‘troppo’ sono, spesso, visti come sospetti. Al pari degli errori, sono colti come problemi: l’insegnante rischia di perdere il controllo.
 
In una prospettiva più ampia, riconosciamo come nella cultura occidentale la corporeità non abbia goduto di una buona reputazione per secoli. Della tradizione antica, che pur attribuiva una certa importanza all’esercizio fisico, sono stati tramandati quei passaggi che, al contrario, assegnavano uno scarso valore al corpo, e una parte del cristianesimo di ciò ha fatto ampia eco. Pure la scienza moderna, nel suo primo affermarsi, prese le distanze dal corpo, visto come il regno dell’inaffidabilità: per Cartesio la verità è costituita da idee chiare e distinte che si presentano al pensiero (penso dunque sono), il quale, come tale, si scopre dimensione irriducibilmente altra dal corpo.
 
Convinzioni scritte nella nostra storia possono spiegare allora, come dice Mario Rinvolucri, il fatto che “gli insegnanti”, ancora oggi, “si dimenticano che gli studenti hanno un corpo”.
 
In realtà, segnali di una rivalutazione in ambito pedagogico ci sono: il concetto di “intelligenza cinestestica” si è andato diffondendo tra le aule; la medicina informa che le attività fisiche sono imprescindibili per il benessere della persona; sappiamo che il fatto di muoversi contribuisce al buon funzionamento dei processi cognitivi. Come insegnanti di lingua, poi, ci è ovvio che, nell’atto di apprendere una lingua, gli studenti sono esposti a un intreccio semiotico, all’interno del quale la componente non verbalesvolge un ruolo imprescindibile (suggeriamo, a tal proposito, la lettura del bel testo di Allan e Barbara Pease, Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi?, BUR, 2005).
 
È in quest’ottica positiva che è stato concepito il numero 26 di officina.it. Chi legge potrà trovare confermate intuizioni che andava maturando o imbattersi in piacevoli scoperte circa il ruolo che il corpo svolge nell’apprendimento in genere, e della lingua in particolare.
Auguriamo una lettura ‘dinamica’.

Nell’articolo Arcangela Mastromarco condivide le caratteristiche principali del TPR, Total Physical Response.

Andrea Marini, nell’intervista, mette in luce il valore centrale che il corpo assume durante l’apprendimento della lingua materna.

Nella sezione didattica condividiamo un’attività brillante, tratta dal volume MoviMente, curato da Christopher Humphris e pubblicato da ALMA Edizioni: la staffetta analitica. L’attività è volta a indurre gli allievi a operare l’analisi di un testo in maniera cooperativa e dinamica.

Nella sezione extra, infine, Paolo Torresan stila una serie di osservazioni tese a fare il punto sul perché non si possa prescindere dal corpo quando si parla di apprendimento.

I contenuti di questo numero di officina.it sono a cura di Paolo Torresan.
Redazione e coordinamento: Euridice Orlandino.


Tomado de: https://www.almaedizioni.it/it/officina/2016/officina-26/